DITTICI
Nei dittici, o nei trittici, creo legami silenziosi tra le fotografie per generare una tensione visiva che non cerca simmetria, ma significati nelle differenze.
Ogni abbinamento è una scelta istintiva e misurata, dove la composizione diventa un gesto narrativo ed emotivo.
Non c’è ordine, ma necessità. Scompongo per guardare più a fondo, ricompongo per restituire un senso nuovo.
Per me, una singola immagine è come una parola, ma solo insieme possono diventare racconto.
L’accostamento non è mai casuale: le foto si cercano, si completano o si contraddicono, creando una narrazione che nasce dallo spazio tra di esse. Il dittico non è solo estetica: è un linguaggio visivo che va oltre il singolo scatto, un modo per dare vita a ciò che una sola fotografia non avrebbe potuto esprimere.
Ogni composizione fotografica è un incontro tra il visto e il non visto, tra ciò che è detto e ciò che resta sospeso, in attesa di essere colto. È nel confronto tra le immagini che emergono nuove letture, nuovi significati, che danno forma a un concetto più complesso, più ricco.
Così, in quel fragile equilibrio tra affinità e contrasto, trovo la mia visione.













